Mental Coach o psicologo dello sport?
Il mental coach e lo psicologo dello sport: figure professionali vicine, ma allo stesso tempo lontane. In che senso? Nello scorso articolo ti ho fatto presente quanto il processo scientifico sia molto più solido e convincente rispetto a un qualsiasi metodo. Il continuo aggiornamento, fatto all’interno di criteri molto rigidi, certifica la validità delle conoscenze e delle tecniche, che vengono poi usate nella quotidianità con i clienti. Senza questa rigidità di fondo, tutti noi potremmo proporre dei metodi vendendoli come infallibili e risolutivi, prendendo in giro le persone che pagano per averli.
Oggi, invece, ti chiedo di fare un piccolo sforzo mentale e di provare a lasciare andare ogni tuo pregiudizio sul ruolo dello Psicologo (lo so, è dura). Se arrivato alla fine dell’articolo non sono riuscito a mettere in discussione i tuoi pregiudizi, allora sei anche libero di andare dal Mental Coach della domenica che si è formato con corsi online da due ore (a tuo rischio e pericolo).
Il mental coach e lo psicologo dello sport: tre miti che fanno male
La domanda che devi porti è la seguente: per quale motivo dovresti scegliere un Mental Coach, rispetto ad uno Psicologo dello Sport? Partiamo dal pregiudizio numero 1, che cerco di combattere con ogni mio contenuto:
1. Il Mental Coach è la figura specifica che lavora nell’area mentale sportiva, lo Psicologo fa diagnosi e si occupa esclusivamente di clinica e patologia.
Falso. Non esiste una legge, o un documento che attesti il Mental Coach come la figura giusta per lavorare sugli aspetti mentali nello sport. Chi può dirlo? Gli atleti, le scuole, gli stessi professionisti? Tutte risposte già viste ma non del tutto complete. I professionisti sicuramente portano acqua al loro mulino, i Mental Coach diranno che sono loro i detentori del settore, mentre gli Psicologi replicheranno che non è così. Dove sta la verità?
Lo psicologo dello sport è a conoscenza sia della parte di miglioramento delle performance, che dell’ambito patologico. Possiamo dire che quindi, il professionista in questione possieda una conoscenza della psiche umana completa, maturata in almeno sette anni di studio universitario e lavoro. Il mental coach, invece, possiede conoscenze legate esclusivamente alla performance. Quindi, potremmo dire che lo psicologo dello sport è anche un mental coach, mentre il mental coach non è uno psicologo. E qui, sorge il prossimo falso mito:
2. Il Mental Coach lavora sul potenziale mentre lo Psicologo lavora sul disagio psicologico.
Questo è uno dei pregiudizi più conosciuti: “E’ inutile che vai da uno Psicologo, mica sei malato o hai dei problemi!”. Niente di più falso. Lo Psicologo dello Sport lavora sugli aspetti positivi dell’atleta, quelli che già funzionano, dove ovviamente si richiede un lavoro specifico ma senza entrare nel campo delle problematiche psicopatologiche. Lavora sul potenziale, perché una delle aree di lavoro è quella del miglioramento delle abilità mentali utili alla prestazione
Vero, esistono casi in cui l’atleta tenta di compensare una problematica psicologica di origine clinica praticando sport in modo massivo, ma generalizzare questa condizione a tutti gli atleti è un grave errore. Quindi la suddivisione Mental Coach=sano e Psicologo dello Sport=disagio è puramente una manovra legata al posizionamento sul mercato, che non ha fondamento nella realtà. Se qualcuno ti dice che lo Psicologo dello Sport risolve i problemi, mente sapendo bene di farlo. Al contrario, mi piace dire che “lo psicologo dello sport risolve ANCHE i problemi”, per sottolineare che oltre alla dimensione patologica, è possibile lavorare con individui sani e ottenere strabilianti miglioramenti di performance.
3. Lo Psicologo dello sport ha conoscenze solo teoriche, non ha conoscenze pratiche. Il mental coach, invece…
Se c’è un ambito nel quale gli Psicologi non si fermano alla teoria, questo è proprio il settore sportivo. La Psicologia dello Sport nasce come branca applicata, non negli studi privati ma sul campo, a fianco degli atleti e delle squadre di ogni disciplina. La formazione di uno Psicologo dello Sport è, ovviamente anche teoria. Solo dopo aver sperimentato in prima persona le tecniche, però, si può passare al lavoro con gli atleti. Perché un percorso di preparazione mentale non è fatto solo di colloqui, ma anche di strumenti e tecniche da provare, sperimentazioni sul campo. E in questo teoria e pratica si intrecciano.
Questi sono i principali pregiudizi con cui noi Psicologi dello Sport ci scontriamo e ci battiamo quotidianamente nel nostro settore. Se li hai già sentiti è normale, spesso si tramandano come verità assolute ma sono solo chiacchiere da bar. E, ora che sai di cosa stiamo parlando, rispondi: ti affideresti ad uno psicologo dello sport o a un mental coach?
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