Allenare la mente significa possedere gli strumenti per sprigionare al massimo il proprio potenziale, ma non solo. Il mental training è prima di tutto comprensione di sé stessi, benessere e voglia di coltivare il proprio benessere psico-fisico.
E poco importa che tu sia un calciatore, un manager o un giocatore di scacchi: il succo è sempre lo stesso. Così, le tecnologie psicofisiologiche approfondite nei precedenti articoli come il biofeedback possono essere applicati con successo ovunque ce ne sia bisogno.
Il bisogno riguarda la gestione dello stress, lo sviluppo di capacità ottimali nel trasformare l’ansia da nemico a risorsa. Il mental training negli scacchi è quindi fondamentale, a maggior ragione per il giocatore che sa giocare bene, ma a causa dell’ansia rovina la propria prestazione. Scopriamo, oggi, cosa dice la scienza.
La psicofisiologia e il mental training negli scacchi
Venti giovani giocatori di scacchi, un solo obiettivo: quello di mostrare come la tensione pre e durante una partita possano influire sulle abilità mentali, e quindi sul risultato. Questo è stato, probabilmente, il punto di partenza di Fuentes e colleghi che nel 2018 pubblicarono uno studio senza precedenti.
Un’analisi delle reazioni psicofisiologiche dei giocatori di scacchi che, a detta degli autori, non erano mai stati approfonditi a dovere. Attenzione: per psico-fisiologico intendo quelle risposte date sia dalla mente che dal corpo in determinate condizioni.
Un esempio banale e ricorrente, che peraltro ho spesso riportato, riguarda le situazioni di pericolo. Prendiamo d’esempio un uomo che sta sfuggendo a un leone nella savana. Alla sola vista del grande felino, nel corpo umano si riversano determinati ormoni (Adrenalina, Noradrenalina, etc…) che permettono al fuggitivo di essere più prestante nella fuga, e magari di arrampicarsi più velocemente sul primo albero trovato.
Percorsi di Mental Training
Questo meccanismo si attiva in ogni situazione vista come pericolosa, o che comunque induca una certa tensione. Per un giocatore di scacchi, appunto, tale situazione potrebbe essere il match. A rendere la situazione ancora più stressante potrebbe essere il livello dell’avversario, o l’importanza della partita in corso di svolgimento (una finale, etc…).
Torniamo ora allo studio di Fuentes e colleghi del 2018: cosa venne scoperto?
Il mental training psico-fisiologico nei giocatori di scacchi
Voglio essere sincero: tali tecniche possono fare la differenza e permettere all’atleta di raggiungere un livello superiore. Quel famoso salto di qualità che tanti desiderano è di certo faticoso, e non ci sono trucchi per ottenerlo.
Se desideri approfondire tali argomenti, ti consiglio di ascoltare la puntata del podcast “mental training per lo sport” che ti lascio qui sotto. Non hai trovato le informazioni che vorresti? Contattami direttamente, sarò lieto di darti spunti e consigli utili.
Ascolta l’episodio, con approfondimenti!
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