Flow: ne hai mai sentito parlare? L’essere umano, una macchina perfetta in grado di sprigionare potenziali psicofisici davvero elevati. Esistono, tuttavia, alcuni limiti che normalmente non potrebbero essere superati. Per esempio, è inevitabile che la concentrazione e il focus attentivo, durante la performance, subiscano un calo.

Il giocatore, minuto dopo minuto, accumulerà fatica fino a raggiungere il proprio limite. Nell’articolo di oggi, tuttavia, mi piacerebbe spiegarti come e perché è possibile spingersi oltre.

Esiste infatti uno stato di coscienza in cui, indipendentemente da energie e fatica, la nostra concentrazione rimane elevata per lungo tempo. Mi riferisco alla flow experience. Scienza o pseudoscienza?

Questo costrutto teorico affonda le sue radici nell’ormai lontano 1976, quando Csikszentmihalyi svolse le prime ricerche in merito, nello specifico in ambito artistico relativo al problem solving. Da allora, molto è stato pubblicato sullo sport. Perché?

Percorsi di Mental Training

Il Flow, tra pratica e teoria

Semplice:⁠ il flow non è altro che uno stato di coscienza, che implica la completa immersione nel compito che stai eseguendo. Sono sicuro che ti sarà già capitato di⁠ essere così concentrato su un’attività, tanto da dimenticare la fame, la sete, e qualunque altro pensiero relativo a bisogni primari e secondari.

Un’esperienza tanto comune quanto difficilmente replicabile in modo volontario. Ora, supponiamo che un atleta possa accedere ad uno stato di focus così profondo durante ogni prestazione. Il risultato? La miglior performance, sempre. Sarebbe possibile? In poche parole, ti chiedo: lo stato di Flow è controllabile?

In una Review del 2012, Swann e colleghi si interrogano su questa possibilità, giungendo alla conclusione che si, sarebbe possibile. Nonostante la strada ai segreti del flow sia ancora lunga, gli autori citano alcune variabili che potrebbero facilitarne lo sviluppo, tra cui:

Ne sono d’esempio la modulazione dell’attenzione, la gestione degli imprevisti, il problem solving, l’anticipazione dell’avversario, ma anche la gestione dello stress, la stabilità emotiva, l’autonomia, la reazione all’errore, ecc.il focus attentivo, la motivazione, l’arousal, pensieri ed emozioni, coesione con il team (se sport di squadra). Interessante, vero? Ancora più interessante se notiamo che queste variabili vengono prese in considerazione nei percorsi di Mental Training. Cosa significa?

Che, nonostante non sia stato ancora trovato un nesso causale tra stati interni, fattori esterni e variabili comportamentali relative alla flow experience, è possibile allenare direttamente i vari fattori facilitanti. Perché, nel caso non l’avessi ancora capito..

La mente è allenabile, così come il corpo. Se dedicherai tempo a migliorare le tue prestazioni mentali relative all’attenzione, sicuramente avrai un miglioramento iniziale. Che il punto di arrivo non sia uno stato di profondo focus, molto vicino all’esperienza di flusso? Impossibile aggiungere altro, a priori. Inizia a preparare la tua mente e vedrai.

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