La psicofisiologia dello sport è una scienza che prende in considerazione i correlati fisiologici legati ai processi psicologici durante la performance sportiva.

In pochi sanno che nelle realtà sportive più elevate, la componente psicofisiologica viene allenata costantemente per garantire allo sportivo strumenti e strategie efficaci per un miglioramento continuo.

Alcune tecniche, come per esempio il biofeedback e il neurofeedback, permettono infatti all’atleta il raggiungimento di un livello superiore in termini prestativi. Così come nel caso dello sport vision training, è difficile trovare in giro news sulla psicofisiologia dello sport.

Nell’articolo di oggi cercherò quindi di fornirti informazioni utili, che tu sia un curioso o uno sportivo interessato a training psicofisiologici. Tra un paragrafo e l’altro troverai alcuni video, utilissimi per approfondire determinati concetti.

Che cosa s’intende per psicofisiologia dello sport?

La letteratura scientifica indica la psicologia fisiologica applicata (o psicofisiologia) come quell’insieme studi atti ad approfondire la relazione tra processi fisiologici e psicologici.

La psicologia fisiologica applicata allo sport, in parole povere (ma efficaci) consiste nel comprendere le eventuali correlazioni tra eventi psicologici e fisiologici. Una volta comprese, le medesime variabili verranno prese in considerazione per sviluppare training utili al miglioramento della performance.

Per intenderci, identificare quale sia la risposta fisiologica allo stress di un individuo renderà possibile generare un percorso di mental training personalizzato, che vada ad agire direttamente sul problema.

Nei casi di ansia da prestazione avremo un atleta che, a capo di eventuali eventi stressanti (per esempio, la partita) tenderà ad entrare in uno stato di iper-attivazione.

Quindi, per semplificare, livelli di stress altissimi in un lasso di tempo prestabilito (prima del match). Con il giusto allenamento psicofisiologico sarà possibile insegnare all’atleta determinate tecniche utili ad abbassare questi livelli di stress troppo elevati.

Il risultato si concretizzerà in una persona più tranquilla, che riesce a mantenere l’ansia entro un range ragionevole. Perché, appunto, secondo la celeberrima legge di Yerkes e Dodson il massimo rendimento coincide con livelli di stress ragionevoli (né troppo elevati, né troppo poco elevati).

Percorsi di Mental Training

Il biofeedback nella prestazione sportiva

Benché sia possibile ottenere i risultati appena citati anche con le tecniche più classiche, reputo affascinante e di certo più preciso l’utilizzo di tecnologie come il Biofeedback.

L’utilizzo di una tecnologia che prenda in considerazione il concetto di biofeedback permetterà all’individuo di riconoscere – e a fine training controllare – le risposte fisiologiche.

Alcuni dei markers psicofisiologici spesso utilizzati sono la conduttanza cutanea, il battito cardiaco, la variabilità del battito cardiaco e la temperatura cutanea.

Una “situazione tipo” potrebbe svolgersi all’interno di uno studio di uno psicologo dello sport professionista abilitato, con uno sportivo dinanzi ad uno schermo.

L’atleta indosserà degli elettrodi, mediante i quali sarà possibile avere un feedback immediato del suo stato psicofisiologico, che verrà mostrato sullo schermo con le sembianze di una linea in movimento.

Maggiori saranno i livelli di ansia percepita, più la linea in movimento tenderà ad alzarsi. Al contrario, ad uno stato di rilassamento progressivo corrisponderà una linea in discesa verso il basso.

La linea rappresenta i livelli di attivazione, di stress dell’individuo, le quali modificazioni potranno essere visualizzate in tempo reale. Mediante tecniche di respirazione, che vadano ad agire su uno dei markers psicofisiologici prima citati (es. il battito cardiaco), l’atleta riuscirà a mantenere la linea in movimento in un determinato range.

Alla fine del training, sarà in grado di gestire i livelli di attivazione, per una performance migliore. E mi fermo qui perché anche oggi, come al solito, mi sono dilungato parecchio.

Se sei arrivata/o fino a qui ti ringrazio, e ti ricordo che per qualunque dubbio o domanda a riguardo rimango a tua disposizione. Non devi fare altro che contattarmi. Al prossimo articolo!

Ascolta l’episodio, con approfondimenti!

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